| Ciao a tutti! Lavoro presso un'organizzazione culturale da un po' di anni. Ci muoviamo molto in Europa, dove l'aria è più frizzante che qui, e ci è capitato di venire a contatto con tante buone pratiche che abbiamo riassunto in queste 10 idee per sviluppare un settore culturale sano e competitivo. Aspetto i vostri commenti e opinioni! A presto, Giovanni Sabelli Fioretti
1. Creare una pianificazione culturale triennale. Quali sono le linee guida che indirizzano la politica culturale della nostra città? Le realtà – organizzazioni, fondazioni, artisti – che operano sul territorio hanno bisogno di orientare la loro attività e le loro progettualità (nonchè il loro fund raising!). Procedendo a vista non riusciamo a dare continuità a progetti meritevoli, nè organizzare nuove iniziative. C’è sempre l’incognita: potrà interessare al comune?
2. Fare un piano di investimenti infrastrutturali per la cultura (stabilire una percentuale degli spazi da assegnare tramite bando a progetti culturali). Un po' sull'esempio dei Teatri Abitati in Puglia: destinare degli spazi a progetti culturali che siano in grado di aggregare più realtà in cluster o in rete, per essere sostenibili e inserirsi in reti transnazionali.
3. Fare investimenti di tipo immateriale sulla competitività delle realtà culturali che operano sul territorio (corsi di formazione, consulenze, incubatori, incentivazioni all'imprenditorialità). Questo aiuterebbe immensamente artisti e operatori a strutturarsi sul territorio, a non dipendere totalmente da finanziamenti comunali o pubblici, ma a trovare modi innovativi di esistere e creare. Questo tipo di investimento si rivela sempre il migliore, perché dura nel tempo e aiuta il territorio a crescere con le sue forze. Le organizzazioni e gli artisti si emancipano.
4. Attivare un registro on-line delle realtà culturali milanesi, da strutturare secondo ambiti e sotto-ambiti di azione (es. spettacolo dal vivo > teatro; spettacolo dal vivo > danza > danza contemporanea; arte > arti visive > mutimedia arts). Il registro sarà compilabile e aggiornabile direttamente dagli operatori. Conoscere il proprio territorio è utile sia agli operatori che agli amministratori. Esistono già pratiche avviate in questo senso, a livello regionale, in Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto, finanziate dalle regioni ma attivate da organizzazioni private. La Regione Lombardia non intende finanziare un registro di questo tipo, anche se si tratterebbe solo di copia-incollare una buona pratica, praticamente a costo zero. Perchè non partire dal Comune?
5. Incentivi ai privati (imprese, aziende, persone fisiche) che sostengono progetti culturali di organizzazioni private. Attualmente i meccanismi di incentivi fiscali nazionali sono complessi e così macchinosi che nessun privato è incentivato a sostenere la cultura e gli operatori culturali non sanno neanche in base a quale legge o codicillo le erogazioni che ricevono sono detraibili dalle tasse del donatore. Occorre fare un sistema di incentivi comunali, semplice e diretto. Dovrebbe diventare più semplice con il federalismo fiscale. In questo modo le campagne di fund raising sarebbero più efficaci, coinvolgerebbero direttamente imprenditori locali, sgraverebbero l'assessorato alla cultura di numerose spese di gestione amministrativa e di contributi diretti. L'effetto moltiplicatore sarebbe notevole. Bisogna solo trovare lo strumento migliore.
6. Controllo etico sui progetti finanziati: stabilire un basilare codice etico a cui tutti gli operatori che ricevono fondi comunali debbano uniformarsi. Il codice regolerebbe un uso responsabile che viene fatto dei soldi pubblici e dovrebbe garantire che tutti gli artisti coinvolti siano retribuiti, cosa che al momento non avviene in tutti i casi. I controlli avverrebbero in fase di rendicontazione dei progetti che ricevono contributi comunali.
7. Creare un fondo interassessorile di sostegno alla cultura. Questo sgraverebbe di molto il peso sull'assessorato alla cultura e incentiverebbe i progetti culturali di confine, l'interdiscilplinarieta' e la cross-fertilizzazione, sosterrebbe tutti quei progetti culturali che si intersecano con il sociale, la salute, il design, gli spazi pubblici. Verrebbero valutati da una commissione congiunta.
8. Creare un apposito fondo all'interno dell'assessorato alla cultura che sostenga progetti in linea con i temi di ciascun anno europeo (es. 2009 anno dell’innovazione; 2010 anno dell’inclusione sociale; 2011 anno del volontariato; 2012 anno del dialogo intergenerazionale). Questo incentiverebbe gli operatori a confrontarsi con le tematiche che vengono trattate in Europa e li aiuterebbe poi a proporre gli stessi progetti su programmi Europei, in partenariati allargati, facendo di Milano uno snodo chiave per progetti culturali internazionali.
9. Cambiare modulistica di presentazione dei progetti e uniformarla alla modulistica europea, strutturata attorno ai concetti di scopo generale-obiettivi-azioni-impatto-disseminazione. Va da sé che questo abituerebbe gli operatori a strutturare i propri progetti in maniera tale da poterli poi facilmente presentare in Europa o anche semplicemente alla Fondazione Cariplo, che ha adottato questo schema.
10. Sostenere la produzione di nuova cultura (artisti, collettivi, compagnie di teatro e danza, musicisti, registi), finanziando direttamente i loro progetti produttivi. Questo non avviene nè a Milano, nè in Provincia. Avviene in Regione con meccanismi perversi e ridicolmente complessi (la Regione finanzia le giovani compagnie teatrali, con il requisito che abbiano un bilancio annuale di 100 mila euro! Alla faccia del giovane...). Avviene a livello nazionali tramite il FUS per quanto riguarda lo spettacolo dal vivo, il cinema e la musica, ma a Milano dei soldi del FUS ne arrivano davvero pochi. In tante città all'estero gli enti locali o distacchi territoriali del ministero (v. la Francia) intervengono direttamente per "far produrre" cultura agli artisti che risiedono sul loro territorio.
Edited by gsabelli - 7/10/2010, 22:11
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